Associazione
TeArca
La TeArca Onlus presenta
“noveEtrentatré”
Liberamente
tratto dal romanzo di Cosimo Rega “ Sumino ‘o Falco. Autobiografia
di un ergastolano”
da
un'idea di Tiziana Sensi
scritto
da Demetrio Sacco
con Cosimo Rega,
Mariateresa
Pascale e gli studenti del D.A.M.S. di ROMA TRE
Musiche
di Dario Rosciglione
Scene e costumi di Sara Santucci
Disegno luci di Andrea Ferraro
Regia
di Tiziana Sensi
dal 24 al 26 novembre 2015 ore 21,00
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini,78 Roma
PRIMA
NAZIONALE
“Dopo che ho
conosciuto il teatro sta cella me pare’na
prigione”
Sui certificati
di alcuni detenuti, accanto al nome, c’è una scritta: «fine pena:
mai». Sono
uomini e donne
che si sono macchiati di crimini gravi; spesso, che hanno ucciso.
La
storia di
Cosimo Rega è quella di un piccolo boss della
camorra di Angri, in provincia
di
Salerno, condannato al carcere a vita per omicidio e associazione
mafiosa. Dopo
quarant’anni di
carcere convive ancora con un ergastolo «ostativo», il più duro,
che non
prevede la
libertà fino alla morte. Ha però un desiderio, quello di divulgare
ai giovani
quanto sia
indispensabile raccogliere intorno a sé letteratura, teatro,
cultura.
Cosimo oggi è
attore e scrittore, ha fondato la prima compagnia teatrale di
Rebibbia, gli
mancano pochi
esami alla Laurea in Lettere e Filosofia a Tor Vergata. Grazie ai
fratelli
Taviani, è
diventato famoso interpretando il ruolo di Cassio nel film Cesare
deve morire.
Eppure non è
questo clamore a renderlo felice. I suoi crimini hanno lasciato una
scia di
dolore che con
fatica, con sofferenza, senza facili attenuanti è raccontata nel
suo primo
romanzo
Sumino ‘o Falco, autobiografia di un ergastolano (Robin
edizioni, 2012). Con l’affetto
dei familiari e
il sostegno di parte delle istituzioni, attraverso il lavoro, lo
studio e il teatro
ha
cominciato una nuova vita. Ora è un uomo con il “senso dello
Stato”. Anche se vivrà
per sempre in
carcere, è un uomo recuperato, un uomo per bene.
Una storia
simbolo quella di Cosimo Rega, che inizia proprio nel reparto Alta
Sicurezza
del carcere di
Rebibbia di Roma. Alla sua vicenda umana Tiziana
Sensi, attrice e regista
impegnata anche
nel teatro civile, si è ispirata per lo spettacolo
noveEtrentatré.
Il
titolo
fa
riferimento agli articoli 9 e 33 della Costituzione
italiana che sostengono la libertà
dell’arte e della
scienza e l’impegno dello Stato a promuovere lo sviluppo della
cultura,
sostenendone le
attività e cercando di mettere tutti in condizione di poterne
godere.
Con gli
studenti/attori del D.A.M.S di ROMA TRE che hanno frequentato
un
laboratorio
teatrale intensivo, Tiziana Sensi ha pensato di mettere in scena
questo spettacolo con la
consapevolezza che quando i detenuti vengono trattati da
cittadini,
quando il carcere
si fa polis, l’arte può essere il canale privilegiato per
scavalcare il muro
di
cinta che separa i liberi dai reclusi. Perché la cultura è fattore
di coesione sociale, di
educazione e, in
certi casi, di ri-educazione; è un ponte verso
l’esterno.
L’idea di Tiziana
Sensi è che questo lavoro possa essere d’esempio soprattutto a
tutti i
“Sumino”
di oggi, ragazzi che per pochi soldi alla settimana si vendono alla
cultura della
malavita senza
pensare alle conseguenze future.
Cosimo-Sumino,
sconta l’ergastolo e dopo quarant’anni di detenzione, proprio
dal
carcere di
Rebibbia, racconta la sua storia. Partendo dai sogni e dalle
speranze della
prima giovinezza,
ripercorre la sua caduta nel mondo della malavita
organizzata,
riportando la sua
drammatica esperienza all’interno del sistema criminale
camorristico,
un
ingranaggio fatto di violenti conflitti e di mutevoli alleanze.
Cosimo spiega come le
dinamiche di
quello spietato meccanismo possano condurre ad una strada senza
uscita,
facendo sfuggire
di mano le redini della propria esistenza. Dopo la condanna
definitiva e
i
duri anni passati tra un istituto e l’altro, si trova ad affrontare
un’altra crudele realtà: la
consapevolezza di
aver perso la propria vita, la propria dignità, ogni speranza. E
proprio
da
questa consapevolezza inizia quel percorso che lo spingerà a
riscoprire se stesso, a
crearsi una nuova
identità, a riconquistare una nuova condizione umana e sociale
che
guarda, con
speranza, a un futuro di “Cittadino
italiano”.
Sinossi e note di Regia
Cosa accomuna Re Claudio nell’Amleto di Shakespeare,
Gennaro Jovine in Napoli milionaria di De Filippo e
Cosimo Rega ergastolano di Rebibbia?
Un uomo seduto di spalle al pubblico, guarda fuori dalla finestra
di una cella, sussurra delle frasi, tenta di memorizzare le
battute di un monologo. Le parole sono di Re Claudio, un
assassino, un assassino come lui. I suoni escono in napoletano
stretto e non si capiscono. Si evince, però, un conflitto
interiore intenso che vive il detenuto. Cosimo non riesce ad
accettare la confessione del personaggio, perché non accetta se
stesso. Qui inizia il viaggio dell’uomo che porta dentro di sé
tante maschere: figlio, marito, padre, camorrista, detenuto,
amico, nemico e assassino, tanti personaggi in una
persona.
Il teatro gli permette di ripercorrere i ricordi di una vita che si
fondono tra realtà e finzione: la personalità di suo padre si
mescola, nel ricordo, con quella di Gennaro Iovine,
personaggio di Napoli Milionaria che interpretò anni
addietro: “…durante quella rappresentazione , recitai con
l’animo inquieto, ma avvertii fino in fondo il conflitto tra il
personaggio a cui davo voce e figura - onesto, pulito, saggio
- e ciò che ero, un fine pena mai… Il teatro come mezzo
per portare fino in fondo una resa dei conti con me stesso, e
giungere finalmente alla libertà …” .
Il teatro lo accusa, lo confonde, lo salva e lo rende libero. E lui
come un personaggio si muove nello spazio dei suoi ricordi in
una scenografia essenziale, senza colori; la luce penetra
fredda, a volte si muove con gli altri personaggi, a volte li
blocca in un fermo immagine per permettersi il fluire del suo
flusso di coscienza, a volte li osserva nell’agitarsi delle
loro vite, a volte parla con il pubblico. “…ogni volta che
entravo nel mondo incantato del teatro, che m’impadronivo di
un nuovo personaggio, la magia dell’arte si impossessava di me
e con mio stupore, riuscivo a sollevarmi dalla tristezza …”
.
La pièce attraversa le fasi più importanti della sua vita. Un
racconto anche sul nostro destino, sulla libertà che ci è data e a
cui spesso non diamo importanza, ma che va rifondata, ogni
volta, sulla base dei valori che nello spettacolo saranno
posti al centro della rappresentazione; non ultime, anche
sulle condizioni carcerarie dei detenuti. “ … ho letto
memorie di compagni, ascoltato a volte il loro pianto, so che
sono sinceri: ma so anche che non hanno ragione. Cercano come me le
cause, le scaturigini della nostra maledizione e quasi sempre
le pongono nella condizione familiare, nel contesto
sociale, nell’infanzia e adolescenza e giovinezza priva o
quasi di istruzione, nell’ambiente culturale in cui sono nati e
cresciuti..."
Tiziana Sensi attrice di teatro, cinema e televisione, negli ultimi anni si è dedicata attivamente alla regia teatrale e web. Pluri-premiata per la regia dello spettacolo “Condominio Occidentale”, attori non vedenti portano alla luce gli invisibili del nostro tempo, andato in scena dal 2010 al 2014, ha firmato anche il soggetto della fiction La casa nel cuore ispirata a Condominio Occidentale per Rai1. Ad oggi è stata l’unica artista italiana a realizzare un’istallazione contro la violenza sulla donna nella Piazza di Montecitorio, installazione ispirata al progetto
“15
22”.
Gli
studenti del D.A.M.S. di ROMA TRE
“Scrivere
in poche righe quello che questo laboratorio mi ha trasmesso è
davvero difficile perché è stato talmente intenso che ogni
secondo andrebbe riportato e spiegato …”
“
Il testo su cui abbiamo lavorato è molto forte e di primo impatto
sembrava impossibile approcciarlo
“
Per la prima volta è uscita una parte di me che neanche io forse
conoscevo …”
"…
si è rivelato essere molto più di un laboratorio ...
“
“E'
stata uno dei periodi più intensi della mia vita
…”
"Fine
pena mai. Quanto è difficile capire cosa contiene questa frase.
Fine delle emozioni, fine dei rapporti sociali, fine della
vita, fine …”
Ufficio stampa Papik Antonella Mucciaccio +39 3474862164 -
amucciaccio@fastwebnet.it
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